VITTIME DEL FANATISMO IDEOLOGICO

e LOTTA CONTRO IL FANATISMO


 

La corruzione

in Unione Sovietica

 

di Eugenio Corti

 

1 - AD OGNI LIVELLO DELL’ORGANIZZAZIONE

 

Sottoporremo oggi al lettore un quadro della corruzione che s’è venuta formando in Unione Sovietica, così come emerge dalla relazione di un testimone eccezionale: Ilja Zemtsov. Professore di sociologia all’università Lenin di Baku, e comunista convinto, Zemtsov venne chiamato a esercitare la funzione di capo del Servizio informazioni presso il Comitato centrale del partito comunista dell’Azerbaigian. Grazie a tale ufficio sono passate per le sue mani moltissime notizie riservate, sia relative a quella repubblica, sia all’intera Unione Sovietica. Dopo peripezie varie, persa ogni fede nel comunismo, Zemtsov riuscì, in quanto ebreo, a emigrare alla fine del ‘73 in Israele. La sua testimonianza — veramente illuminante — e contenuta in un libro edito in francese da Hachette, La corruption en Union Soviétique che, a motivo della censura rossa da noi imperante, non è stato tradotto in italiano. Da esso estraiamo i dati e le informazioni che seguono, cominciando da quelli relativi all’ambiente umano.

 

All’inizio c'è la menzogna

"Nei giornali si legge una cosa e nella realtà se ne vede un’altra. . . ". A qualsiasi livello appartenga "l’individuo, che è stato trascinato così nel cerchio dell’ipocrisia, si rende presto conto che la giustizia [sociale] che gli è proposta, non è in realtà che una menzogna ben fatta, dietro la quale si nascondono l’arbitrio e il caos. Egli comprende con angoscia che è stato trascinato in una illegalità collettiva che si chiama il Potere Sovietico" (p. 62). "Regna nei costumi una uniformità ingannatrice e vile, sembra che tutti i caratteri abbiano un unico modello, si incitano gli individui a conformarsi agli usi, e a non fare quello che vorrebbero. I rapporti umani autentici sono snaturati. La corruzione regna dovunque, l’amicizia sincera è un eccezione; non c’è né rispetto né confidenza e, sotto la copertura della collettività, si sono instaurati il sospetto, l’ostilità, l’odio". "È l’universo dell’alienazione, dell’apparenza ingannatrice e vana; un universo in cui gli uomini nascondono dietro a maschere le loro inclinazioni, le loro intenzioni, le ragioni e le motivazioni dei loro atti" (p. 92). Tutto ciò "tende a depravare l’anima umana, a imbestialire l’individuo…" (p. 62). "Gli ideali vengono demoliti, ridicolizzati, le parole sono state private del loro senso, vuotate del loro contenuto. Unico valore reale è il denaro: esso si è sostituito alla dignità e alla fermezza di carattere, che sono state sottratte a forza all’individuo. E la società sovietica, frammentata in duecento-cinquanta milioni di solitudini, è sempre potenzialmente pronta a superare la barriera che separa la legalità dall’illegalità" (p. 58). "È così in tutti i campi... Il disprezzo della legge è divenuto la regola nella Russia attuale. L’essenziale: non farsi prendere" (p. 63).

 

La massa sfruttata

In questa realtà operano due distinti gruppi umani: una minoranza che dalla situazione trae cinicamente profitto (la cosidetta ‘nomenklatura’, o nuova classe sfruttatrice), (1) e la grande massa degli sfruttati. "Secondo un sondaggio effettuato nel 1971 ... [in Azerbaigian] non c’era che il 7% degli abitanti, ossia trecentodiecimila, che conoscessero l’agiatezza e l’abbondanza" (p. 93). "L’insufficienza di beni materiali, che è stata instaurata coscientemente" dalla minoranza che detiene il potere "si dimostra molto più efficace delle prigioni e degli ospedali psichiatrici... L’energia che l’individuo spende in maniera assurda a lottare per i beni materiali in una società in cui manca tutto, gli lascia pochissimo tempo e forza per gli slanci di uomo civile" (p. 97). Qui tornano in mente altri autori, e in particolare Emmanuel Todd, (2) il quale sostiene che in URSS l’enorme dirottamento di somme verso gli armamenti e altre spese improduttive (ricerche spaziali ecc.) non avrebbe soltanto fini di potenza, ma anche, e forse più, lo scopo di mantenere nell’indigenza le masse. Una volta raggiunto il benessere, infatti, la gente comincerebbe a chiedere anche la. libertà.

"Al margine del piano acquitrinoso che si estende all’entrata di Baku" (cioè della capitale dell’Azerbaigian), prosegue Zemtsov, "si contavano a migliaia le baracche fatte di lamiera, di assi e di terra battuta: Zabrat, Benogody, Sabuntchi, intere bidonvilles... A Bilgy" (località di villeggiatura - n.d.r.) "accanto alle case lussuose e alle magnifiche ville riservate ai dirigenti, in cui essi davano dei ricevimenti che costavano migliaia e migliaia di rubli" (cioè milioni e milioni di lire) "si scoperse che il 41% degli abitanti erano sottoalimentati. Certuni morivano anche di consunzione" (p. 117). "I contadini.., abitano in miserabili bicocche di legno, senz’acqua né servizi igienici, e lo spazio che si stende davanti alle loro case è trasformato in un vero fosso di scoli" (p. 117). "Gli abitanti di queste topaie soffrono di malattie intestinali, l’80% ha la dentatura in uno stato indescrivibile. In ogni angolo di strada si incontrano degli ubriachi che si sono rimpinzati con un rublo o due al fine di evadere da questo ‘universo radioso del comunismo’. Scoppiano di continuo violente chiassate e si odono gli insulti e le grida disperate delle donne che il marito bastona. Ma l’estensione della povertà vi impressiona meno della rassegnazione di tutti questi disgraziati. Essi non hanno alcuna speranza. I bambini guardano tutto ciò con indifferenza: gli scandali, le dispute formano il quadro abituale della loro vita. Molti fra loro hanno già delle facce da vecchi pieni di esperienza" (p. 117). Tutto questo porta a un crescente abbrutimento: "Delle statistiche — non le statistiche menzognere e pretenziose che riempiono le pagine dei giornali, ma quelle che si trovano nei rapporti confidenziali che il segretario del Comitato centrale del partito comunista dell’Azerbaigian riceve ogni mattina — rendono noto che due milioni di individui (la popolazione della repubblica è di cinque milioni) sono alcolizzati (cifra comunicata dal settore dell’informazione dipendente dal Comitato centrale per il 1970)" (p. 91).

 

Corruzione degli sfruttatori

A determinare i comportamenti della nuova classe sfruttatrice è — come abbiamo letto sopra — l’avidità di denaro. In sostanza, venuta meno la fede negli ideali comunisti tuttora ufficialmente sbandierati, e venuto meno, dopo che sono cessate le fucilazioni e le deportazioni sistematiche di Stalin, anche il motore costituito dalla paura, adesso a qualsiasi livello ci si muove soltanto per tornaconto, ma un tornaconto che deve realizzarsi attraverso vie necessariamente mascherate e illegali.

Ciò si verifica anzitutto a Mosca, cuore dell’immenso paese, e da Mosca le ramificazioni si estendono ovunque. Ognuno dei principali esponenti dei vari settori in Azerbaigian ha i propri omologhi e protettori nella capitale, di cui almeno qualcuno piazzato ai massimi vertici (alle pp. 54 e 55 è esposto un elenco dei più grossi personaggi abbinati, azerbaigiani e moscoviti); ai loro protettori, gli azerbaigiani sono tenuti a fare di continuo munifici regali, e questo anche per ottenere ciò che spetterebbe loro legalmente (come la consegna in tempo utile di materie prime e di semilavorati industriali, o l’attribuzione di nomine o incarichi, ecc.). A p. 51 c’è la descrizione di un regalo portato da Baku a Mosca (da Akhudov, uno dei tanti pezzi grossi del partito comunista azerbaigiano): un piatto d’oro incrostato di pietre preziose, del valore di ventiduemilasettecentottantré rubli, cioè oltre 11 milioni di lire d’allora; di norma però vengono portate o inviate somme di denaro, il flusso di queste ‘mance’ sottobanco è incessante.

Lo stesso fenomeno ha luogo all’interno dell’Azerbaigian tra i personaggi di ogni livello, dai più alti ai più bassi. Coloro che fra tutti hanno fama di riuscire a trattenere nelle proprie mani la maggior quantità di denaro, sono i segretari dei Comitati di distretto, ossia gli incaricati del controllo, i quali hanno la nomea di "milionari" (in rubli; in lire bisognerebbe dire miliardari: per fare un conto approssimativo, ma spedito, il lettore calcoli un rublo 1970 pari a 500 lire dello stesso periodo).

 

Le sfere d’influenza

Ciò comporta una sorta d’organizzazione di tutto il territorio agli effetti speculativi clandestini. "Nei 1969 l’Azerbaigian era interamente diviso in sfere di influenza. Il direttore della Sezione dell’organizzazione del Comitato centrale del partito, Bagirov, aveva nelle sue mani i quadri del partito; nessuna nomina a una funzione inclusa nella ‘nomenklatura’ dei partito era pensabile senza che Bagirov lo sapesse e desse il suo consenso. Aveva stabilito lui stesso le tariffe: un posto di primo segretario del Comitato di distretto costava duecentomila rubli, quello di secondo segretario centomila (p. 78). Le fattorie agricole (colcozi e sovcozi) erano feudo incontrastato di Sedov, segretario del Comitato centrale. Anch’egli aveva fissato i prezzi: cinquantamila rubli per un presidente di colcoz e ottantamila rubli per un direttore di sovcoz. L’industria era dominio di Amirov. La tariffa per ottenere un posto di direttore d’officina o di fabbrica variava da diecimila a centomila rubli. La cultura, l’arte e le scienze dipendevano da Diafarov…". Anche qui "si comperava e si vendeva: un titolo d’accademico costava cinquantamila rubli, di direttore d’istituto quarantamila.,, un posto di direttore di teatro d’opera, di teatro drammatico o di teatro per la gioventù variava tra i dieci e i trentamila rubli" (p. 78). "Queste cifre sono state comunicate da Aiiev, primo segretario del Comitato centrale del P.C. dell’Azerbaigian, durante una relazione a porte chiuse il 20 marzo 1970" (p. 80).

"I prezzi per entrare all’Università aumentano ogni anno; nel 1972 in Azerbaigian erano i seguenti: trentamila rubli per la Facoltà di medicina, da venti a venticinquemila per l’Università, diecimila rubli per l’istituto di lingue straniere, fino a trentacinquemila rubli per l’istituto di economia nazionale. Questo Istituto aveva un reclutamento un po’ speciale: i figli dei direttori di fabbrica ambivano d’avere lo stesso mestiere del loro padre" (p. 89). Ci sono a volte delle proteste; nell’agosto 1972 ci fu un’inchiesta: si scopri clic gli studenti che avevano aggirata la legge erano il 29%; non per questo essi furono esclusi dalla scuola: "Il risultato non si fece attendere, i prezzi aumentarono". Questi che abbiamo esposti sono soltanto una minor parte dei dati contenuti nel libro, al quale per il resto rimandiamo il lettore. (3)

 

2 - LA CORRUZIONE ALL’INTERNO DELLE CHIESE ASSERVITE

 

Molti, in Italia, sono non soltanto offesi, ma addirittura complessati per gli episodi di corruzione che spesso vengono a galla nelle cronache dei partiti democratici, a cominciare dalla Democrazia Cristiana, Si tratta indubbiamente di episodi deprecabili […]

In ogni caso va tenuto presente che non potrà essere il comunismo a guarire una tale situazione, perché dov’esso ha il potere, la corruzione è senza confronto maggiore, anche se in Occidente non ce ne rendiamo conto a motivo del predominio laico-marxista nei nostri mass media. Il quale, mentre da un lato provvede, con la sua censura, a nascondere l’abbrutimento e la degradazione della realtà comunista, dall’altro insiste giorno e notte sulle pecche presenti nelle democrazie occidentali: al punto da spingere certi giovani meno provveduti alla ribellione, anche armata.

 

L’infiltrazione nelle Chiese per corromperle

Dopo avere, nel nostro precedente articolo, sottoposto al lettore un quadro della tremenda corruzione esistente in Unione Sovietica nella ‘nomenklatura’ (o nuova classe privilegiata e sfruttatrice), oggi basandoci sul documentatissimo periodico Russia cristiana, esamineremo un diverso tipo di corruzione: quello che i comunisti mettono di proposito in atto per distruggere una chiesa agendo dal suo interno.

Nel n. 141 (del giugno 1975) del suddetto periodico viene preso in esame il caso dell’infelice Chiesa ortodossa di Georgia, che è autocefala, cioè con proprio patriarca e propria gerarchia. Contro di essa (di cui Stalin aveva fatto parte come seminarista) erano stati a suo tempo usati — come contro ogni altra Chiesa in Unione Sovietica — i mezzi del terrore (arresti, deportazioni, fucilazioni) nonché quelli della persecuzione (calunnie, ricatti, divieti, tasse altissime, ecc.). "Fra tutti i sistemi di lotta però il più efficace si è rivelato la corruzione della Chiesa dal suo interno, attuata particolarmente in questi ultimi anni, attraverso l’immissione nelle sue file di ‘cekisti’" riferisce Russia Cristiana, traendo la materia da alcuni documenti del samizdat (editoria clandestina), tra cui uno datato 14 marzo 1974, firmato con grande coraggio da un gruppo di cristiani georgiani.

In Georgia — si segnala nel documento — l’impiego della corruzione ha avuto inizio durante il patriarcato di Efrem II (1960-1972), che era un debole, al punto da tollerare apertamente l’omosessualità tra il clero; quella parte di clero beninteso formata da uomini graditi al partito e a volte addirittura costituita da suoi funzionari. Sotto Efrem II infatti "l’apposita commissione del seminario di Mccheta accettava solo elementi ‘adatti’, cioè giovani poco maturi, talvolta casi patologici, o avventurieri matricolati, ex delinquenti, alcolizzati, che spesso entravano nel seminario a fine di lucro; si impediva invece l’ammissione a giovani adatti, onesti, sinceramente credenti, in quanto ‘politicamente non sicuri’. L’insegnamento era ed è a un livello bassissimo: ignorata la teologia e le altre materie generali, insegnati solo i rituali di liturgia. Il clero asservito celebra le funzioni in forma abbreviata, badando sopratutto a farsi dare dal popolo delle ricompense… Questa situazione ha provocato ribellioni tra i fedeli, che in misura crescente hanno abbandonato la Chiesa ufficiale, spesso passando alla fede coraggiosa praticata dalle sette evangelico-battiste. S’è avuto così un pretesto per chiudere molte chiese, assecondando le mire dello Stato che subito le trasforma in edifici ‘utili’: biblioteche, palestre, magazzini".

 

Il vero arbitro della situazione

"L’attuale patriarca David V è un uomo rozzo, venale, privo di istruzione religiosa. È diventato patriarca grazie alle mene di colui che da alcuni anni è il vero arbitro del patriarcato di Georgia, Gajoz, ora vescovo della diocesi Cilkanskaja". Costui è un "criminale matricolato", dice la lettera dei fedeli. "A suo tempo venne espulso dall’università, a quanto pare per omosessualità; entrato poi in seminario, ne fu espulso, tra l’altro per spaccio di stupefacenti, fu processato per teppismo e tentato omicidio. Nonostante tutto, riuscì nel 1971 a farsi consacrare monaco e poi vescovo da Efrem II, che era già molto malato. Divenne il vero padrone del patriarcato, circondandosi di individui squallidi, e legandosi col delegato del Soviet per gli affari della Chiesa, Salutasvili. Tramite questi, entrò in contatto con la moglie del primo segretario del partito comunista di Georgia, Mzavanadze, cui fece dei regali, avendone in cambio l’attivo appoggio degli organi del KGB."

Il fratello del patriarca Efrem II, "presente mentre Gajoz minacciava, se non fosse stato fatto vescovo, di uccidere il patriarca, tentò di difenderlo; ma Efrem lo fermò con queste parole: ‘Non ti preoccupare, fratello. I potenti di questo mondo mi obbligano a consacrarlo illegalmente, ma sappia questo Giuda che dopo la mia morte verrà il tempo in cui tutti sapranno cosa è successo, e gli chiederanno conto della sua malvagità’". Il 7 aprile Efrem II morì, non senza ‘l’aiuto’ del vescovo politico Gajoz, "che subito distrusse tutte le carte personali del defunto, compreso l’elenco dei suoi beni". Molti di tali beni (quadri, oggetti sacri di valore storico, ecc.) vennero asportati oltre che da Gajoz dai ‘preti’ suoi compari, tra cui "Terziev, noto arraffone, e Cacua, un dissoluto che il 2 marzo 1973, mentre ubriaco picchiava la moglie, è stato ucciso in un accesso di disperazione dal figlio diciassettenne".

Diversi membri del clero non politicizzato, nonché molti semplici fedeli, "in questa gravissima situazione... hanno levato voci di protesta, ricevendone in risposta minacce di arresto e di licenziamento... Il sacerdote Viktor Salamberidze è morto vittima di un incidente stradale, in circostanze strane, l’ 11 febbraio l974.. Il sacerdote Samcharadze, che ha trasmesso un dossier sui fatti al Comitato centrale del partito di Georgia, è stato sospeso dalle sue funzioni. Il dossier si trova nelle mani di Salutasvili" (cioè del rappresentante del governo per gli affari religiosi) "che dovrebbe istruire un’inchiesta per condannare i colpevoli, tra i quali… sé stesso".

Quest’opera comunista di sfaldamento delle Chiese mediante l’immissione al loro interno di elementi scandalosi, non deve essere confusa con l’altra, diremo così normale, di disturbo dall’esterno, sovente mediante scandali appositamente creati. Quest’ultima in Unione Sovietica è ancora più sistematica, ed è effettuata contro tutte le Chiese, compresa quella cattolica di Lituania, che pure finora è con sforzi immensi — veramente degni degli antichi martiri — riuscita a evitare la corruzione al proprio interno (nonostante anche in essa siano stati introdotti con la forza alcuni vescovi politici, mentre due dei suoi vescovi migliori, cioè Julijonas Steponavicius e Vincentas Sladkevicius, sono da anni al confino).

 

(*) dal quotidiano L’ordine, 30 marzo e 4 aprile 1978.

(1) Per la ‘nomenklatura’ rimandiamo all’opera di Milovan Cims, La nuova desse, ed. Il Mulino, Bologna; ma sopratutto a Michmel Voslenski, La nomenkiatura, ed. Belfond, Parigi 1980.

(2) Emmanuel Todd, La chute finale, ed. Laffont, Parigi 1980.

(3) Quanto al resto dell’Unione Sovietica, si veda in Lev Timofeev (op. cit., scritta nel 1980, edita in Italia nel 1983) la situazione nelle campagne della Russia centrale: "Cosa ci permette di procurarci i materiali da costruzione oltre quel poco che ci è concesso? Lo sanno tutti: la corruzione e la speculazione... Cosa ci permette di procurarci i pezzi di ricambio, senza i quali il parco macchine sta fermo? La corruzione e la speculazione. Cosa ci permette di procurarci la benzina e la nafta? di consegnare la carne al servizio conserviero? di trovare i vagoni per il trasporto, la legna, la paglia, le razze di bestiame che ci servono, l’appaltatore per la costruzione? La corruzione e la speculazione... Se non nei dettagli, sicuramente in generale gli organi del partito sono ben informati sulle operazioni del mercato nero" (p. 146). E a p. 151: "Le fabbriche si fermano prive di materie prime e materiali, se non viene in soccorso chi te li sa procurare, chi è specialista in corruzione e speculazione". Cosa accade a livello contadino e operaio? I contadini "si fregano tutto quello che si produce nel colcoz, eccetto forse il bestiame. Ad ogni buon conto si son fatti furbi e riescono a far morire le bestie in mille modi, così da rubarne la carne. Rubano e fanno rubare anche i bambini" (p. 121). "Non esiste un mercato legale delle merci e dei servizi indispensabili" al minuscolo appezzamento individuale del contadino, "opera e prospera invece un colossale mercato del rubato" (p. 120). Quanto alle fabbriche: "Non c’è posto in cui l’operaio non abbia imparato a fare fesso il superiore e non porti a termine, anche in fabbrica, durante il normale orario di servizio, dei lavori neri" (p. 156). In conclusione: "Tutti sanno che bustarelle, speculazione, e furto sono immorali, ma nessuno può vivere senza bustarelle, speculazione, furto" (p. 123). "Tutto si vende e si compra fuori dei piani e degli ordini di distribuzione: tu a me e io a te…" (p. 45).

A fine agosto 1986 la Tass, e una settimana dopo le Izvestija, hanno fornito notizie relative alla condanna a morte per corruzione del ministro dell’industria cotoniera dell’Uzbekistan V. Urnanov. Scrivevano le Izvestija: "Tutti i membri del direttivo di questo settore economico [importantissimo in Uzbekistan - n.d,r.] erano coinvolti nella rete di corruzione e complicità, e sono finiti sul banco degli imputati. Essi... intascavano tangenti su tutto, dalle nomine alle promozioni…" Umanov "riscuoteva le tangenti spesso senza neanche sapere di quale ‘servizio’ fossero il corrispettivo". Seguivano altri particolari che componevano un quadro molto simile a quello da noi delineato sopra per l’Azerbaigian e per la Russia centrale.

 

© L'esperimento comunista, Ed. Ares, Milano 1991, pp. 55-66

 

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