ANDREA  GALLO Sacerdote


opere

 

 

 

 

A Roma parlai delle mie tematiche, focalizzando l'attenzione sul movimento indio-afro-popolare: l'unica vera innovazione capace di far muovere la Storia.

Gli intellettuali organici, la centralità operaia, i partiti e la Chiesa sono soggetti ormai logori.

La vera novità è data dal popolo che prende coscienza, vuole riscattarsi e iniziare un cammino di partecipazione, dialogo e condivisione. Il tutto in maniera non violenta.

Questi movimenti, a differenza dei partiti, non vanno a cerca di alleanze finalizzate unicamente a una rappresentanza parlamentare fine a se stessa che non cambia le cose.

Il popolo in cammino, in cui mi identifico totalmente, è l'unica strada da seguire perché prevede una sola alleanza: con la democrazia.

È un'impresa difficile, è chiaro, ma non è un'utopia.

(...)

Il sistema neoliberista non cammina insieme ma prevarica.

Ha ragione padre Zanotelli quando dice: «Il 20% di questo pianeta si pappa l'80% delle risorse del pianeta stresso».  È chiaro che la produzione cresce, ma il sistema va in crisi. Lo devono ammettere.

Un mio amico una volta mi disse: «Sei sempre preso in queste battaglie con le minoranze, Andrea».

«No,» gli risposi «io sono con la maggioranza: siamo in quattro, cinque miliardi a essere nella stessa situazione».

(...)

Com'è bella quella battuta di Woody Allen a proposito dei filosofi che dicono che un uomo deve porsi tre fondamentali domande: chi è, da dove viene e dove sta andando. Woody aggiunge: «E anche cosa si mangia stasera». Questo, il sistema neoliberista non se lo chiede. Dimentica che tutti gli uomini hanno il diritto di crescere, emanciparsi, non soffrire e provare piacere.

La manipolazione mediatica costante, poi, non aiuta di certo la presa di coscienza di questi diritti. Ha il sottile obiettivo di distruggere le istanze collettive e l'autodeterminazione individuale; e per farlo usa iniezioni d'apatia. La stampa attacca le idee di cambiamento etichettandole e dipingendole come pericolose, quando invece non lo sono. Penso ai no global, che in realtà dovrebbero chiamarsi "new global" perché la vera novità la propongono loro. A Porto Alegre campeggiava la scritta: «È possibile un nuovo mondo? Sì, costruiamolo insieme».

I media, però a queste cose danno poca importanza... e allora dobbiamo reagire. Come? Andandoci a cercare le informazioni da un'altra parte.

Oggi, fortunatamente, abbiamo la rete, che è ancora più o meno libera e senza filtri e ci permette di elaborare con obiettività le notizie confrontando più fonti.

 

Un'altra importante analisi va fatta sulla solidarietà.

Ne esistono di due tipi: assistenziale e liberatrice.

La solidarietà assistenziale va bene, risponde ai bisogni più urgenti delle persone in difficoltà. Il bicchiere d'acqua a chi ha sete è un grande gesto. Però non si preoccupa di ricercare le cause dei problemi, e accentua quindi la dipendenza.

La solidarietà liberatrice invece è l'esigenza di promuovere protagonismo, cioè l'autodeterminazione della persona, che da singola diventa collettiva. Ricercare le cause e provare a risolvere i problemi.

Ma purtroppo il sistema non lo permette.

Penso alle parole di dom Hélder Câmara, il famoso "vescovo rosso" di Recife, uno tra i promotori della "Chiesa dei poveri", uno attento al grido di giustizia della fasce più umili della popolazione mondiale e del Terzo Mondo: «Finché ho materialmente aiutato i poveri, tutti nella diocesi e nel mondo dicevano: "Monsignor Câmara è un santo". Quando ho cominciato a interrogarmi sulle cause dei loro problemi invece hanno urlato: "Câmara è un comunista"».

È questo il punto: la solidarietà assistenziale, pur non entrando in contraddizione, non è la soluzione. È decisiva solo se cammina di pari passo con un cambiamento collettivo. Altrimenti è una trappola e ti porta a pensare che i problemi della povertà e della miseria possano essere risolti nella prospettiva di questo sistema neoliberista, che così assume un volto umano. Niente di più falso.

Questo mi costringe a pensare al cristianesimo, a questa religione con cui l'Occidente si sciacqua la bocca senza sforzarsi di applicarne i principi.

Abbiamo impiegato trecento anni a dichiarare strutturalmente malvagio l'apartheid in Sudafrica, e in conto mettiamoci anche i ventisette anni di carcere che si è fatto Nelson Mandela.

È ora di cambiare!

Io ho scelto di farlo camminando insieme a questo grande movimento fatto di persone, cercando di lottare con loro contro povertà ed emarginazione, mettendo in discussione questo modello economico-politico disastroso.

Mi dichiaro anticapitalista, antimperialista e antiterrorista, e difendo il diritto di partecipazione  popolare nei confronti di ogni tipo di tematica esistente.

Voglio sporcarmi le mani con gli altri. Sono un cristiano, un seguace di Cristo, tra me e qualunque interlocutore sento Cristo che è morto per tutti.

Dobbiamo ascoltare e non giudicare, aprire un dialogo senza pregiudizi.

Solo così cambieranno le cose.

Fiducia inesauribile nel popolo.

Giustizia.

Amore.

Queste sono le formule.

Non c'è democrazia senza una partecipazione comunitaria.

Una mattina, nella bacheca della mia Comunità, uno spazio dove ognuno può scrivere quello che gli pare, ho trovato questa frase: «Il male grida forte».

Il giorno dopo, sotto c'era scritto: «Ma la speranza grida più forte».

 

[Don Andrea Gallo, «E io continuo a camminare con gli ultimi», con Federico Traversa, Ed. Mondadori, (2011), 2012].

 

 

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Milano per ANDREA GALLO Sacerdote. Immagini.