BIOGRAFIA DI PIETRANTONIO MARIA STASI

 

 

Ripropongo qui di seguito alcune note storiografiche tratte dal libro di mons. Vittorio Boccadamo «Diso. Ricerche storiche» (edito da Mezzina, nel 1966, Molfetta):[1]

 

Alla voce «Parroci di Diso», si legge:

 

«Don Pietrantonio Stasi (1868-1921)».

 

«Nacque in Diso il 24 novembre 1839. Morì il 27 maggio 1922. Divenne Economo Curato nel 1868 e parroco nel 1874. Come Economo Curato e come Parroco resse la Parrocchia di Diso per ben 53 anni, superando tutti i suoi predecessori per durata di cura parrocchiale.

Durante il suo governo fu ricostruito il campanile (1903), fu rifatto il pavimento della Chiesa (1914) e fu costruito il nuovo Cimitero, per il quale egli dettò l'epigrafe».

 

Altre informazioni biografiche sul Sacerdote e Filosofo salentino, vengono inoltre riferite, nello stesso volume di Mons. Boccadamo, alla voce «Uomini illustri»:

 

«PIETRANTONIO STASI»

 

«Nacque il 24 novembre 1839 in Diso, ove morì il 27 maggio 1922. Fu parroco zelante e dotto.

Nel 1891 pubblicò le sue «Linee di Protosofia» (o Metafisica) in due libri: «Critica trascendente» (I Libro) e «Ontologia» (II Libro), che, dati i tempi, provocarono giudizi contrastanti.

Successivamente pubblicò la «Introduzione alle mie Linee di Protosofia» per ribadire meglio l'importanza fondamentale della metafisica e la sua preminenza nel campo dello scibile.

Altre sue opere, tra cui numerose poesie, rimasero manoscritte e forse sono andate perdute.

Con la sua profonda dottrina Pietrantonio Stasi sorresse ed alimentò la fede religiosa di Filippo Bottazzi, di cui fu sempre provvido consigliere e sincero amico.

Diso per onorare degnamente il suo benemerito Parroco, che tutti illuminò col suo sapere e che volle lasciare i suoi beni all'erigendo Asilo infantile del paese, intitolò a lui l'antica Via di Mare, ove egli abitò per moltissimi anni».

 

 

NOTA SULLA FOTOGRAFIA CHE RITRAE PIETRANTONIO STASI

 

La foto sopra riprodotta ritrae il sacerdote Pietrantonio Maria Stasi (1839-1922), filosofo e parroco di Diso in Terra d'Otranto, Arciprete Curato presso la Chiesa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo. Benefattore e filantropo, di nobili origini e proprietario terriero, volle destinare per testamento gran parte dei suoi beni alla edificazione di un asilo infantile, assegnandone la gestione ad un Istituto religioso di Suore. Lasciò la parte rimanente dei suoi beni a due sue cugine, le sorelle Addolorata e Filomena Stasi, imparentate con la famiglia Coluccia di Diso: (Concepita Stasi, cugina di Pietrantonio e sorella di Addolorata e di Filomena, aveva infatti sposato il sarto Francesco Giacomo Coluccia, a sua volta figlio di Filippo Coluccia e di Nicolina De Blasi). Dal matrimonio tra Francesco Giacomo Coluccia e Concepita Stasi nascono poi tre figli: Raffaele Salvatore, Alfonso e Maria.

Successivamente, in più fasi, tra la metà degli anni Quaranta e quella degli anni Sessanta del sec. XX, a seguito della consecutiva scomparsa di Addolorata e di Filomena Stasi, la parte rimanente dei beni della famiglia Stasi di Diso perviene in eredità alla famiglia Coluccia di Diso, ed in particolare ai fratelli: Raffaele Salvatore, Alfonso e Maria, parenti diretti della famiglia Stasi.

Prima di questi eventi, e precisamente negli anni Trenta e Quaranta del sec. XX, la famiglia del sacerdote Stasi aveva ospitato, presso la propria dimora di Diso, i figli di Raffaele Salvatore Coluccia, (Brigadiere dei Carabinieri in congedo illimitato), i quali venivano così sottratti al contagio dell'epidemia da tubercolosi, che aveva già falcidiato la loro famiglia, determinando la morte della madre di Francesco Coluccia, Serafina, deceduta nel 1930, e delle sue due sorelle, Maria e Teresa, decedute nel 1944.

Nei decenni successivi, uno dei figli scampati all'epidemia, il Sacerdote Mons Francesco Coluccia, si occuperà del recupero dei libri, delle opere filosofiche poetiche e religiose e delle pergamene attestanti i titoli accademici del filosofo Pietrantonio Stasi, al fine di poterne riproporre i contenuti all'attenzione degli studiosi.

Si noti, infine, che la fotografia che ritrae l'Arciprete Curato Pietrantonio Maria Stasi è tratta dall'abum fotografico personale del Sacerdote Mons Francesco Coluccia, discendente diretto di Pietrantonio Stasi. Questo documento fotografico, che per la sua unicità costituisce un reperto storiografico straordinario, è stata scattata e sviluppata da Raffaele Salvatore Coluccia (padre di Mons Francesco Coluccia), negli anni Venti del sec XX.

Questo eccezionale documento fotografico è stato conservato insieme alla lastra fotografica originale, a cura di Mons. Francesco Coluccia. La storiografia locale contemporanea ha così potuto associare le opere filosofiche di Pietrantonio Stasi al volto ed alla postura dell’Arciprete di Diso.

 

 

STORIOGRAFIA SU PIETRANTONIO STASI E SULLA COMUNITA’ DI DISO

RESA POSSIBILE ANCHE GRAZIE AI DOCUMENTI STORIOGRAFICI RECUPERATI E SALVATI DA MONS FRANCESCO COLUCCIA:

 

 

FILIPPO CERFEDA, «CIVIUM PATRONI», 2001:

 

 

 

 

 

 

Filippo Cerfeda, «Civium Patroni», Comitato Festa Patronale Diso, 2001.


 

STORIOGRAFIA SU PIETRANTONIO STASI E SULLA COMUNITA’ DI DISO

RESA POSSIBILE ANCHE GRAZIE AI DOCUMENTI STORIOGRAFICI RECUPERATI E SALVATI DA MONS FRANCESCO COLUCCIA

 

FILIPPO CERFEDA, «CIVIUM PATRONI», 2001:

 

Il progetto originale del campanile della chiesa parrocchiale di Diso, ristrutturato dall’Arciprete Stasi nel 1903, è stato salvato da Mons. Francesco Coluccia e da suo nipote Raffaele Coluccia.

 

 

 

 

 

 


[1] Vittorio Boccadamo, “Nella contea di Castro. Diso. Ricerche storiche”, Congedo editore, 1995.

 

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